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Mi piace pensare che Tommaso in questi anni abbia fatto tesoro proprio delle parole di Friedrich che sosteneva che «l'arte non è, e non dev'essere unicamente abilità tecnica [...] È invece necessario che sia il linguaggio della nostra sensibilità, del nostro modo di essere, la nostra devozione e la nostra preghiera». Il punto di contatto con Friedrich è proprio nella consapevolezza "romantica" di Andreocci: se l'infinito è il divino e il divino è nella natura, allora l'arte può essere lo strumento "rivelatore". Il viandante "ha seguito la sua voce interiore" (come suggeriva Friedrich a chi volesse inoltrarsi nei sentieri dell'arte...); ora attraversa lo spazio, supera i confini, ha davanti a sé prima la palude, poi il mare e infine la scansione geometrica razionale dei campi bonificati, ma sulla linea dell'orizzonte trova sempre il profilo del magico promontorio del Circeo, che ha visto passare e approdare sui suoi lidi "mitici" viandanti marittimi; «la pittura di paesaggio riassume e contiene tutto, è pittura di storia, è pittura sacra, musica, poesia». Simone Battiato